Nei primi decenni dell'Ottocento si iniziò a sentire l'esigenza di una
via di comunicazione più rapida fra i vari paesi della Pedemontana
del Grappa; già Antonio Canova nel 1820 si era reso conto della
necessità di una strada che scavalcasse la valle del Lastego e si
era rivolto all'ingegner Angelo Casarotti di Schio, progettista
diventato famoso in quegli stessi anni grazie alla ricostruzione del
ponte di Bassano, che riproponeva l'originario progetto palladiano.
Si trattava di inserire, all'interno della Strada Molinetto, un
troncone che unisse i due speroni divisori tra Fietta e Crespano ed
evitasse il disagevole attraversamento della vallata o un lungo
percorso più a sud. L'ing.Casarotti sembrava essere la persona più
adatta per i suoi studi idraulici e per le numerose progettazioni di
strade e ponti nel Vicentino e nel Padovano. Di lì a qualche anno il
Canova morì, ma il suo disegno di collegare Bassano con Possagno
venne ripreso dal fratellastro, monsignor Sartori Canova, che ne
proseguiva l'attività di munifico mecenate del territorio
pedemontano.
La
valle del Lastego che si era venuta a creare a pochi metri
dall'abitato crespanese era impervia e di difficile attraversamento;
necessitava quindi di un ponte o di un'agevolazione, specie allora
che si rendeva d'obbligo una via più rapida per raggiungere
Possagno, patria del Fidia italico; monsignor Sartori Canova si fece
promotore di questo ammodernamento dell'area, a partire dalla
costruzione della Strada Molinetto, per seguire con il finanziamento
di opere artistico-architettoniche, in particolar modo nei paesi di
Possagno e Crespano.
Con
un dispaccio dell'8 ottobre 1827 il Governo decise per la costruzione
della Strada pedemontana nei due tronchi detti il Salto di Crespano e
il Ponteggio di Possagno con spesa di Lire 59.971 e 49 centesimi,
anticipate da monsignor Sartori Canova. Il successivo 14 gennaio
l'appalto venne vinto dal crespanese Giovanni Collagusi mentre come
supervisore dei lavori venne eletto Giovanni Zardo Fantolin, cugino
di Canova, che si era reso famoso come capomastro nella costruzione
del tempio canoviano e del Santuario del Covolo.
In una lettera datata 9
gennaio 1828 monsignor Sartori Canova tornava a patrocinare la causa
del ponte chiedendo all'Imperial Regio Governo che venisse preposto
alla direzione e sorveglianza dei lavori “l’Autor
del progetto signor Ingegner Casarotti, o altro ingegnere destinato
dalla Direzione delle pubbliche Costruzioni, ovvero il Signor
Ingegner in Capo della Provincia di Treviso”.
La sua richiesta venne presto esaudita e nell'arco di circa due anni
i lavori vennero conclusi; si costruì così un ponte ad un unico
arco, con una corda di 40 metri che ben presto venne equiparato ai
rinomati ponti di Rialto a Venezia e di Castelvecchio a Verona.
L'inaugurazione
ufficiale avvenne il 17 aprile 1830, alla presenza del viceré
Ranieri d'Asburgo Lorena e della moglie Elisabetta di
Savoia-Carignano. Durante
la sua visita l'arciduca rimase colpito dalla grandiosità dell'opera
e si congratulò con le autorità municipali ed il progettista che si
era unito al corteo; pare che in questa circostanza, compiaciuto,
abbia esclamato: "Quest'opera
sfiderà il corso dei secoli!"
Mai una
profezia fu meno veritiera e funesta; infatti, dopo solo 15 giorni,
domenica 2 maggio il ponte crollò disastrosamente, senza per fortuna
mietere vittime. I materiali scadenti utilizzati durante i lavori
avevano causato un dislocamento laterale ed il successivo crollo;
seguirono accertamenti per appurare i reali responsabili di tale
calamità, ma l'ing.Casarotti risultò non esserne il responsabile
tanto che il suo primo progetto venne riconfermato per la
ricostruzione del ponte.
Nell'estate
1831 il comune di Crespano approvò la riedificazione del ponte e nel
successivo 1832 monsignor Sartori Canova tentò di affrettare i
lavori stanziando altri 18 mila franchi, ma il suo progetto di
concludere l'opera entro il mese di dicembre 1833 non andò in porto.
L'appalto per i secondi lavori venne vinto dal veneziano Bartolomeo
Aseo e da Carlo Bozzi detto Bravetti; la
ricostruzione del ponte avvenne in modo singolare, mediante la
disposizione sopra la centina, sorretta da una sola armatura a
candele, di cassette di legno, collocate come una serie di conci,
tutte riempite di terra e sabbia; dopo che la centina venne
regolarizzata, furono levate ad una ad una tali cassette e sostituite
con altrettanta muratura in cotto e così fino alla completa chiusura
in chiave del volto.
I lavori di ricostruzione
furono più lunghi e complessi del previsto, fra gare di appalto,
restauri, accertamenti, rifiniture e collaudi; nella primavera 1836
la strada del ponte venne riaperta al traffico di vetture anche se
solamente nel 1840 l'ingegner Casarotti poté sottoscrivere il
collaudo ufficiale per i lavori conclusi nel tratto di strada
interessato dall'attraversamento del ponte.
Già durante i lavori di
attuazione del primo progetto, il ponte di Crespano fu meta costante
di un turismo locale e straniero; architetti, poeti, giornalisti,
semplici visitatori accorrevano per ammirare l'ardito ponte da un
unico volto che era uno dei massimi esempi della moderna ingegneria e
dell'architettura in territorio veneto. Per
questo motivo numerose furono le pubblicazioni che, a partire dagli
anni '30 del XIX secolo, citarono il ponte ad un solo arco fra le
grandi attrazioni del Trevigiano. Emblematiche di questo clima sono
le parole dello scrittore asolano Antonio Pivetta che conclude la
trattazione sul ponte in maniera molto enfatica: “Se
in altra posizione si ritrovasse ad essere costruito, ed al di sotto
avesse un ampio fiume corrente, lo si potrebbe ritenere per l'ottava
delle maraviglie che adornavano ed in parte adornano l'Universo”.
La successiva storia del
ponte è meno concitata e densa di avvenimenti: passata indenne ai
bombardamenti della Prima Guerra Mondiale, l'opera mostrò segni di
cedimento negli anni '20, non così gravi però da allarmare il Genio
Civile di Treviso. La richiesta di sussidi e sovvenzioni per danni di
guerra, a fine anni '40, venne rigettata e si dovette aspettare gli
anni '80
per un reale intervento di ristrutturazione e consolidamento. In
quest'occasione venne svuotato il riempimento al di sopra dell'arco,
lasciando la struttura originale inalterata ed inserendo al suo
interno una struttura d'acciaio-calcestruzzo; i
carichi dovuti al traffico infatti si scaricavano, grazie a questo
intervento, attraverso tre grandi travi in acciaio su 3 mensole in
cemento armato, a loro volta ancorate su due grandi blocchi laterali
in cemento.
L'aumento
del traffico nel tratto stradale del ponte ha reso necessari, in anni
più recenti, dei nuovi e più radicali lavori di restauro. Nel marzo
2008 è stato inaugurato il ponte, dopo i necessari lavori di
risanamento e restauro che l'avevano visto protagonista nei
precedenti tre anni; la
soluzione adottata prevedeva il rinforzo delle mensole e dei
contrappesi del ponte per mezzo dell’infissione di micropali, la
realizzazione di appoggi antisismici, di nuove travi di rinforzo in
acciaio corten e di una nuova soletta collaborante.
Angelo Casarotti (1773-1842), originario di Schio, si perfezionò a Vicenza per poi entrare a far parte del Dipartimento Ponti e Strade del Governo Austriaco. Fra le sue opere più celebri ricordiamo la ricostruzione del ponte di Bassano (1819-1821), secondo il porgetto palladiano, la costruzione del ponte di Crespano (1828-1830) e successiva ricostruzione sempre su suo progetto originario (1832-1836). In area veneziana la sua carriera ebbe una battuta d'arresto per l'ingerenza dell'ingegner Pietro Paleocapa. Morì a Venezia il 1° settembre 1842 e venne sepolto nel cimitero dell'isola di San Michele.
Il testo è in vendita a 12 € facendone richiesta al seguente indirizzo: icopisky@gmail.com