domenica 15 gennaio 2012


Giovanni De Min (1786-1859), pittore bellunese, dopo un breve apprendistato locale venne scoperto come talento ed entrò a far parte dell'entourage di Leopoldo Cicognara, presidente dell'Accademia veneziana. Assieme al più noto Francesco Hayez frequentò l'Accademia di S.Luca a Roma come vincitore di una borsa di studio e venne a contatto diretto con lo scultore Antonio Canova, del quale divenne discepolo prediletto. Tornato in territorio veneto in seguito alla mutata situazione politica, ebbe un periodo di fortuna grazie all'opera di mecenate di monsignor Sartori Canova che lo volle per affrescare le chiese della pedemontana del Grappa: Paderno, Possagno, Pove, San Nazario ed infine Crespano. Qui soggiornò per lunghi periodi di lavoro, accolto dal N.H. Filippo Canal e dalla moglie Antonietta Sartori, nipote del Canova; fra 1851 e 1852 portò a termine un ciclo di affreschi con i 12 apostoli e 24 santi, raffigurati lungo le pareti della parrocchiale, e due grandi affreschi incorniciati nell'area presbiteriale (san Paolo all'Areopago e Moseè e il serpente di bronzo). Nonostante un soggiorno a Milano l'avesse reso famoso in tutto il territorio del Nord Italia, i continui debiti contratti per mantenere la numerosa famiglia lo portarono, nell'ultimo quindicennio di produzione, ad accettare committenze locali e soggetti religiosi che non mettevano in luce la sua capacità di disegnatore e autore di soggetti profani.


De Min si sposò nel 1812 a Roma con una giovane sarta, Camilla Roventi dalla quale ebbe sei figli. La famiglia gli diede sempre molti problemi perchè la professione di affrescatore e pittore non gli permetteva di sostenerla adeguatamente perciò fu spesso costretto a chiedere dei prestiti o ad adattarsi alla prima offerta di lavoro ben remunerata, scegliendo magari dei soggetti o una composizione decisa dalla committenza e poco vcinaai suoi gusti.
Oltre alle due figlie Luigia e Clotilde, De Min e Camilla Roventi ebbero quattro figli maschi: il secondogenito Girolamo (1819-1863), braccio destro del padre in molti lavori pittorici, che non ebbe però grandi opportunità al di fuori degli ambiti vittoriese e bellunese e che abbandonò completamente la pittura dopo la morte del padre. Il primogenito Giuseppe (1816-1901), dopo aver ottenuto grazie al padre il costoso dottorato in Matematica, svolse la professione di ingegnere civile realizzando, fra vari lavori, il progetto per la porta daziaria di Salsa (1856) e quello per piazza Vittorio Emanuele II, subito dopo la fusione fra Ceneda e Serravalle (1866); insegnò inoltre geometria e disegno architettonico presso la Scuola Elementare Superiore di Ceneda. Il terzo figlio di De Min, Vincenzo (1821-1878), che pare abbia affiancato il padre durante il ciclo di affreschi a Pove, non risulta aver proseguito la carriera artistica.




Dei figli dell’architetto Giuseppe ricordiamo Giovanni (1856-1906) che entrò nell’amministrazione delle Ferrovie dello Stato ricoprendo la carica di sottoispettore nella città di Milano; Lorenzo (1866-1938) che fu perito edile e lavorò nella città di Vittorio Veneto; Cesira (1870-1952) che sposò Vittorio Costantini da Conegliano e portò in eredità all’archivio della famiglia molta documentazione riguardante il nonno pittore.
Anche la terza generazione della famiglia si dedicò all’ambito artistico, ma con risultati decisamente migliori nell’ambito architettonico: il pronipote di Giovanni De Min, l’architetto Giuseppe De Min (1890-1962); nato ad Urbino ma trasferitosi presto con la famiglia a Milano, lavorò con lo zio Lorenzo e l’ingegner Angelo Coletti a Vittorio Veneto e fra i suoi primi lavori diresse la costruzione della Cassa di Riparmio a Salsa (1923).
Grazie al cugino Franco Marinotti, noto industriale, entrò negli anni ’20 a far parte del gruppo SNIA Viscosa; per i successivi trent’anni lavorò come architetto di fiducia di Marinotti e venne professionalmente impegnato ovunque vi fossero interessi della Società, esaurendo in questa collaborazione la quasi totalità della sua carriera. Fra i suoi lavori Torviscosa, la città della cellulosa, sorta alla fine degli anni ’30; il progetto per l’autorimessa Traversi in Piazza San Babila a Milano (1936-1938); la ristrutturazione interna di Villa Marinotti a Vittorio Veneto; il piano regolatore per la città di Vittorio Veneto (1939). Sposò la pittrice veneziana Lucia Ponga degli Ancillo (1887-1966), figlia del pittore Giuseppe Ponga.






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